ASL, prescrizioni e privacy

Qualcosa è cambiato di recente, o meglio, si sorvola meno su alcune regole formali.

Da tempo, nel caso di certificazione di malattia, la stampa del documento prevedeva due copie, per il paziente e per il datore di lavoro, in quest’ultima non era presente la diagnosi, per privacy, ed anche nei casi in cui il documento viene inviato per email al paziente, viene ricevuto criptato e protetto da password, per privacy.

Adesso però, quando il medico emette un’impegnativa per accertamenti sanitari, questa DEVE contenere il motivo della richiesta, in pratica la diagnosi od il sospetto diagnostico, IN CHIARO, altrimenti l’impegnativa non viene accettata, questo nonostante il fatto che a ricevere quel documento non sia un medico, o comunque un operatore sanitario, ma un addetto allo sportello CUP.

Non capisco se queste incongruenze, dettate unicamente da un goffo tentativo di ridurre il numero degli esami inutili, derivino dal fatto che chi organizza la burocrazia sanitaria sia un po’ approssimativo, se non proprio incompetente, o se vi sia una ragione precisa, che attualmente mi sfugge, per una simile, palese, violazione della privacy.

Chiedo lumi

© Massimo Angelotti 2012